- BY Confindustria Albania
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Uno dei monumenti di cultura più importanti d’Albania e d’Europa è stato scippato alla città e ai suoi abitanti con un intervento irreversibile. Il Teatro Nazionale è stato abbattuto in nome di un progresso che nasconde, neanche tanto bene, solo arretratezza culturale e spregio delle radici di un intero popolo.
Come ogni delitto che si rispetti, le attività di demolizione si sono compiute alle 4,30 del mattino, quando ancora era buio, come si fa con qualcosa che si deve celare. E, infatti, c’è ben poco di cui andare fieri per aver strappato alla città un luogo di cultura, una porzione della sua storia e del suo già non vastissimo patrimonio architettonico.
A colpi di ruspa, siamo stati tutti privati di un tassello che forniva testimonianza del passato. Sono state spazzate via, ieri notte, le molteplici vite che si sono animate in quel luogo: non solo gli attori che si sono esibiti o chi ci ha lavorato, ma le centinaia di persone che lo hanno visto in funzione. Si è cancellata, in poche ore, la possibilità per i cittadini del
domani di godere di un pezzo di memoria nazionale.
Si è trattato di un gesto vile, meschino, ignobile. Un gesto che mostra tutta l’inadeguatezza della classe politica che aveva già iniziato la sua opera di cancellazione dell’identità nazionale riservando già la stessa sorte al giardino ribassato (frutto del genio dello stesso architetto Giulio Bertè, costruito nel 1935 e demolito nel 2011) e dello stadio monumentale (progettato da Gherardo Bosio, finito di edificare nel ’41 e demolito nel 2016).
La colpa dell’edificio è di trovarsi nel cuore della città a pochi passi da piazza Skanderbeg, in una posizione privilegiata, troppo ambita, di Tirana, capitale che sta cercando di proiettarsi nell’era moderna e lo sta facendo distruggendo la propria storia. Il governo, con la decisione n.377 del 08/05/2 020, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ha deciso di trasferire la proprietà del terreno del Teatro Nazionale, una superficie di 5 522. m² al Comune di Tirana. La decisione afferma che questo passaggio è stato fatto al fine di costruire un edificio contemporaneo e secondo degli standard al posto del Teatro Nazionale esistente.
E’ come se per costruire un teatro più capiente, coperto e confortevole, si decidesse di abbattere l’Arena di Verona o il Colosseo. Un popolo senza storia è un popolo senza futuro. Un nuovo Teatro Nazionale sarebbe potuto essere edificato in un’altra zona senza distruggere un simbolo di arte, storia e cultura.
Il Teatro Nazionale era esempio eccezionale dell’architettura italiana, era testimonianza architettonica del profondo legame di fratellanza che, da sempre, unisce i due popoli, quello italiano e quello albanese.
Se il Teatro Nazionale rappresentava tutto questo, continuerà a farlo dalle pagine dei giornali. E, da ieri notte, testimonierà una storia in più: quella del fallimento di una politica indegna del suo popolo che ha messo in atto una cieca strategia tesa alla cancellazione del volto delle sue città.
Il Teatro Nazionale avrà avuto anche la ‘colpa’ di non essere stato in linea con i canoni europei (come potrebbe esserlo, essendo stato edificato nel 1938), ma neanche la compagine di Governo, stanotte, mentre abbatteva un Teatro e portava in questura gli artisti e le decine di cittadini che, armati delle proprie idee, erano scesi in strada cercando di fermare la barbarie, si è dimostrata all’altezza dell’Europa.
In allegato il Comunicato Stampa in lingua albanese.